Le origini del molino artigianale Dibenedetto risalgono ai primi anni ’50. Il piccolo opificio – che a quel tempo non possedeva ancora il nome attuale – fu messo in piedi dai fratelli Simone, falegnami di mestiere. Gli affari però non decollarono e in pochi anni i fratelli accumularono un grosso debito. Molti dei loro beni furono ipotecati pertanto essi si videro costretti a vendere l’attività appena avviata.
L’undici ottobre del ’58 il molino fu acquistato da Michele Ferrulli, un agricoltore che possedeva diversi terreni sulla Murgia. Il prezzo pattuito, pur superando i sei milioni e mezzo di lire, non bastò ad estinguere il debito. L’edificio, la cui struttura era costituita principalmente in legno, comprendeva una stalletta per i cavalli poiché all’epoca il grano e la farina erano trasportati a bordo di un carretto. Esisteva un vero e proprio mestiere che consisteva nel pesare e consegnare i prodotti richiamando le famiglie con il suono di un campanello.In breve tempo Michele risollevò le sorti del molino e in poco più di sette mesi recuperò la somma spesa per il suo acquisto. Benché due motori alimentassero i numerosi macchinari, la maggior parte delle operazioni era svolta manualmente, infatti coloro che lavoravano presso il molino – molto piccolo a dire il vero – erano ben otto. Michele si occupava di amministrare e coordinare, sua figlia era l’addetta alla vendita, il mastro mugnaio controllava la molitura; c’erano inoltre due trasportatori e tre operai. Il molino operava per conto terzi, macinando il grano delle famiglie e traendo i ricavi dalla lavorazione. A differenza di oggi la farina non era rivenduta ai fornai perché erano le famiglie stesse a preparare il pane, portato poi al forno per essere cotto.
Qualche tempo dopo il nipotino di Michele, Mario Dibenedetto, in seguito all’improvvisa perdita del padre, cominciò a frequentare il molino per dare una mano a suo nonno. Il principale compito del bambino consisteva nel trasportare i sacchi di grano dal magazzino. Mario ha continuato a lavorare lì fino a quando, nel 1992, Michele si è spento. Da allora l’impresa ha acquistato il nome attuale e la gestione è passata nelle sue mani.Nel 2002 il molino artigianale Dibenedetto è stato ristrutturato, ma in realtà sia la disposizione che i macchinari sono rimasti pressoché immutati. A differenza delle altre aziende del settore, trasferite in periferia e divenute grossi complessi industriali, il molino Dibenedetto si trova ancora nel centro di Altamura, salvaguardando la sua storia e i metodi tradizionali. Attualmente Mario è aiutato dal figlio Paolo, mentre Pina e Angela, sua moglie e sua figlia, si occupano della vendita al dettaglio. La famiglia Dibenedetto è sempre felice di mostrare il molino e di raccontarne le origini e il funzionamento, come spesso accade quando le scolaresche, i turisti più avveduti o semplici curiosi vi giungono.